sabato 9 febbraio 2019

Giornata del ricordo 2019

Erano partiti due anni prima, nel 1948.
I tre figli di Maria erano andati via dalla loro casa di Parenzo. Erano scappati: non si poteva più vivere in quel modo. Quella gente arrivata dalle campagne, dall'entroterra, da città molto lontane dalle coste e dal mare si stava impadronendo di tutto. 
Case, barche, campagne, attività commerciali. 
Loro però, avevano vinto... e per questo motivo stavano prendendosi tutte le rivincite possibili. Parlando una lingua semi-sconosciuta andavano di casa in casa, di famiglia in famiglia facendo cose che non dovrebbero mai accadere. Improvvisamente i tre fratelli - come tanti altri- erano diventati "i fascisti", ma in realtà erano semplicemente Italiani.  

I partigiani slavi, da parte loro, seguivano le soffiate di persone che avevano già fatto una scelta di campo salendo sul carro dei vincitori.
Erano dovuti scappare come dei colpevoli, con qualunque mezzo possibile, portando con sé quel poco che si poteva, ma lasciandosi tutte le loro cose alle spalle; una parte della loro vita.
I tre fratelli Narciso, Sandrina e Livia oltre a Gigliola (la moglie di Narciso) erano stati assegnati ad un C.R.P. - campo profughi- in Toscana. Questi campi, come si può immaginare, altro non erano che un insieme di baracche - legno e lamiere- con situazioni igienico/sanitarie molto complicate. 
Gigliola a Febbraio del 1950, nonostante la difficile  situazione diede alla luce Giuseppe: forse era l'inizio di un futuro nuovo.
Nonna Maria (il papà non c'era più) non aveva potuto partire con loro. All'ultimo momento era stata trattenuta con delle banali scuse burocratiche: attesa di autorizzazioni o di documenti. 
In realtà, si trattava di abitudinarie situazioni di tensione e disagio imposte a questa povere famiglie già così tribolate. 
Ma infine, superate quelle difficoltà ha potuto scrivere ai figli avvisando che, a breve, sarebbe finalmente riuscita ad abbandonare il paese e li avrebbe raggiunti.
Un paio di mesi dopo, arrivò il momento a lungo atteso. 
Nonna Maria salì sulla nave "Toscana" che da anni traghettava i neo profughi tra l'Istria e Trieste dove, con grande gioia, trovò ad attenderla il figlio Narciso. Appena possibile - con grandi difficoltà- raggiunsero il resto della famiglia al  C.R.P. in Toscana, dove Maria riuscì a conoscere e abbracciare il suo primo nipotino. 

Nei mesi successivi, dato che i suoi figli avevano già inoltrato richieste finalizzate ad ottenere una casa, ricevettero le notizie che stavano aspettando.
Narciso, Gigliola ed il loro figlio partirono per Milano. Livia, con l'uomo che poco dopo avrebbe sposato, andò a Torino.
Nonna Maria e Sandrina ottennero un'abitazione popolare in provincia di Alessandria.
Dopo anni di sofferenze, soprusi e umiliazioni - rimboccando le maniche-  la vita proponeva a tutti nuove possibilità di ricominciare, con tanto coraggio, a vivere anche se dimenticare le ingiustizie subite non sarebbe stato facile...

NB: una storia vera, ma con nomi di fantasia.

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