lunedì 15 marzo 2021

Imbonitore (im-bo-ni-tó-re)

Chi cerca di convincere qualcuno sui pregi di una merce o di uno spettacolo, invitando a comprare o a parteciparvi.

Presenta la sua merce con un profluvio di parole efficaci, semplici o dotte quando conviene e dà dimostrazioni sbalorditive di quel che dice, esaltando ciò che vuole vendere in maniera irresistibile. Alcune volte, qualcuno, col portafogli in mano - rapito- acquista: anche più di un prodotto. Queste sono le prime immagini che vengono in mente quando si sente parlare di imbonitori.

Il verbo "imbonire", prima del Novecento, indicava l'azione del rabbonire e conseguentemente quella dell'ingraziarsi.
Questi termini datati ci fanno capire quale sia il nucleo originale dell'imbonire – cioè quello del porre qualcuno (il credulone) in un buono stato, di benevolenza, di buona disposizione d'animo ecc...

A inizio Novecento (probabilmente su influenza di usi omologhi francesi) l'imbonire inizia a profilarsi come azione di richiamo di acquirenti, spettatori, cittadini ecc...
Così l'imbonitore si afferma come strillone o – come dicevamo – buttadentro che invita con vigore e maestria i passanti a entrare nel locale, ma anche venditore che decanta ed esalta in modo convincente le virtù formidabili della sua mercanzia fisica o virtuale.

Proprio il modo in cui è espansivo, accattivante e perfino invadente ai limiti di un'astuta sfacciataggine, da un lato rapisce, dall'altro ci allarma. Il termine "imbonitore" tendenzialmente non è lusinghiero, e adombra volentieri l'intenzione coperta della fregatura da parte di qualcuno che sa cucinare gli astanti portandoli a credere quel che vuole.

Difatti, sono imbonitori quelli che al mercato vendono un rivoluzionario pelaverdure, e imbonitrici le conduttrici di televendite che mostrano in bianco e nero le tue grame difficoltà e a colori la brillante soluzione a soli 19.99 (solo per oggi).

Ma certamente può anche dirsi imbonitore il candidato alle elezioni locali che magnifica le doti di una squadra scalcagnata, imbonitore il preteso economista che vaticina disastri e miracoli presentando la sua teoria e invitando investimenti che lui stesso gestirà dal Regno di Tonga.

Un nome dolce e morbido, ma che mette sul chi vive, promettendo fregature. Dopotutto, ciò che è davvero buono non necessita di metterti in buona, imbuonirti per essere apprezzato.

Abbiamo il sospetto che nei nostri paraggi sia accaduto qualcosa di simile: poveri noi.

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