Assistiamo con perplessità al rincorrersi di voci, esternazioni ed alla pubblicazione di articoli riguardanti il piano integrato Cascina S. Giuseppe-Villa Colombo.
Con sempre maggior insistenza tali illazioni si stanno connotando vieppiù di credibilità, poiché ripetutamente e concordemente rappresentate, quasi fossero già stati raggiunti accordi con le parti coinvolte, acquisendo così i crismi di certezza e soprattutto, di inevitabilità.
Ci interroghiamo, stupiti e sorpresi, quale sia dunque stata la ragione del ricorso al Tar ed a cosa sia servito, se pur, vincendolo, rischiamo che nulla cambi e tutto rimanga immutato: mutatis mutandis....
E' stata, da parte di qualcuno, una battaglia politica camuffata da ambientalismo? Un'aspettativa di legalità di fronte ad una maggioranza arrogante e sorda ad ogni richiamo di ragionevolezza? L'ideale consapevolezza di una vera difesa del territorio dall'aggressione speculativa spinta oltre ogni limite? O che altro ....
Sarebbe davvero il caso di interrogarsi se, di fronte allo sperato esito positivo, il primo pensiero è stato quello di trovare un compromesso, "la soluzione" che accontenti tutti i contendenti.
Quale senso abbia tutto questo, proprio non riusciamo a comprenderlo.
Forse siamo un po' ingenui, ma certamente non sprovveduti. Comprendiamo le ragionevoli preoccupazioni dei commissari e le "sbandierate" conseguenze delle cause milionarie correlate al business sfumato. Ma non è accettabile svendere il territorio ed essere costretti a subire ciò che non può essere concesso.
Siamo davvero certi che la soluzione prospettata dai commissari - una sensibilissima riduzione dei volumi - dissuada la proprietà dall'intraprendere azioni giudiziarie: per quale ratio? E dunque?
Basta forse ottenere una discussa licenza edilizia e minacciare cause milionarie perché il tutto diventi legittimo e pienamente efficace? Irreversibile?
Anche se impropriamente acquisito il titolo dispiega i suoi devastanti effetti. Forse corretto sotto il profilo della giurisprudenza, ma aberrante sotto quello del diritto. Una capitolazione totale.
Siamo consapevoli che l'area in questione possa essere oggetto di futuri voraci appetiti speculativi, ma non per questo lo debba necessariamente diventare.
In tutta questa complessa vicenda, non dimentichiamo i lavoratori attualmente occupati ai quali manifestiamo la nostra vicinanza, ma ci opponiamo ad ogni altra ulteriore cementificazione a nostro parere inutile.
A fronte di tutto questo, ribadiamo il nostro totale dissenso per una soluzione accomodante a tutti i costi. La nostra posizione, più volte reiterata - sancita anche dalle sentenze del TAR e del CDS - era e rimane la stessa.
Riteniamo debba prevalere, sopra ogni altro legittimo e diverso orientamento, il rispetto della legalità e l'applicazione delle sentenze.
Antonio Fusi per SdS
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