Questa mattina è venuto a mancare il
nostro grande amico e compagno Tiberio Paolone. Ha lottato fino alla fine contro la malattia, il
"mesotelioma maligno monofasico epiteliomorfo", la malattia
che colpisce tutte quelle persone che come lui sono state esposte e
hanno respirato l'amianto. Tiberio è stato ucciso dall'amianto. Non
ci sono parole per il grande dolore di queste ore. Ci stringiamo forte
intorno alla sua famiglia. Tiberio è stato in questi anni il nostro
maestro, la sua esperienza e saggezza ci ha guidato giorno per giorno
nella nostra attività politica. Noi porteremo avanti le sue lotte contro la riforma delle pensioni, la sua
battaglia contro l'amianto e per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori esposti all'amianto.
Di seguito pubblichiamo la sua storia scritta da lui e pubblicata sul sito dell'AIEA (Associazione Italiana Esposti Amianto).
I funerali si svolgeranno mercoledì 6 marzo alle ore 10 presso la chiesa di San Remigio a Sedriano.
Noi non faremo fiori, ma raccoglieremo fondi da destinare ad associazioni contro l'amianto.
Seguiranno aggiornamenti.
I funerali si svolgeranno mercoledì 6 marzo alle ore 10 presso la chiesa di San Remigio a Sedriano.
Noi non faremo fiori, ma raccoglieremo fondi da destinare ad associazioni contro l'amianto.
Seguiranno aggiornamenti.
Per Sinistra di Sedriano : Ivan Biondi, Lucio Riosa, Andrea Oldani, Fabio Leone, Erika Innocenti, Gabriele Zenaboni
Respirare l’amianto. La
storia di Tiberio Paolone.
Sono costretto mio
malgrado a raccontarvi la mia storia personale ma, non voglio in
nessun modo che questa venga interpretata come una faccenda
delimitata alla mia persona, purtroppo molti lavoratori esposti non
hanno avuto la mia stessa fortuna in quanto deceduti, altri invece
sono vittime della depressione e vivono l’attesa della morte come
un incubo che gli impedisce di vivere il quotidiano. Altri più
fortunati di me, e sono la maggioranza, sono stati colpiti in età
avanzata sono già in pensione e si godono fino all’ultimo il
calore e l’affetto dei loro familiari, in particolare figli e
nipoti.
Sono entrato in ospedale
il 14 dicembre del 2010 e sono stato dimesso il 23 dicembre, per
farmi passare a casa le feste di Natale, come potete immaginare è
stato il periodo più triste della mia vita, sono caduto in una
profonda depressione e sono riuscito ad uscirne scrivendo la storia
dei miei anni con l’amianto, che in parte condividerò con voi,
sono rientrato in ospedale per essere sottoposto ad un intervento
chirurgico che oltre a permettermi di tornare a respirare
adeguatamente, ha confermato che avevo il mesotelioma maligno
monofasico epiteliomorfo. Alla età di 16 anni ho cominciato subito a
lavorare lasciando la scuola superiore senza neanche terminare il
biennio, In cinque anni compreso l’anno di servizio militare, ho
imparato il mestiere di fabbro presso un artigiano.
Purtroppo alla fine del
mese non era sempre certo ricevere lo stipendio, alla fine del
servizio militare finalmente volevo cominciare a progettare la mia
vita, mi convinsi quindi che la certezza dello stipendio era
fondamentale e cominciai a cercarmi un altro lavoro.Feci il colloquio
alla vigilia di Natale del 1980 alla Fiam (Fabbrica italiana
ascensori montacarichi) che nel 1980 contava un migliaio di
dipendenti e fui assunto il 13 gennaio del 1981. Dopo pochi mesi
venni messo a fare i turni sulla puntatrice singola, fu quello il mio
primo contatto con l’amianto attraverso i guanti ed il grembiule di
amianto che, erano necessari per quella attività.Nel 1987 mi
candidai come delegato sindacale e fui eletto, sempre in quegli anni
in seguito alla evoluzione delle normative antincendio il mio
contatto con l’amianto divenne molto più consistente, dovevamo
produrre le porte taglia fuoco l’insieme di questa produzione a
fine turno creava notevole polvere e sfridi di amianto e lana di
roccia che si propagavano in tutta l’area di lavoro.
Nei primi mesi del 1988
presi coscienza della pericolosità dell’amianto, convocai nel giro
di una settimana una riunione del CDF consiglio di fabbrica, le
attuali RSU, per informare della situazione tutti quanti, ed ottenni
la condivisione di una richiesta di incontro urgente con la direzione
aziendale, che avvenne la settimana successiva. All’incontro
l’azienda cascò dal pero, Amianto??? Ma è sicuro??? non ci
risulta, l’incontro si concluse con l’impegno ad aggiornarsi per
consentire all’azienda di sapere che cosa aveva comprato per la
coibentazione delle porte rei, esternai ai compagni del cdf la mia
incredulità al riguardo, facendo notare che era evidente che
volessero prendere tempo. Erano passate altre due settimane ma, una
data per l’incontro con l’azienda non ci era stata ancora
comunicata ed io cominciavo a spazientirmi.Quindi mi recai
all’ispettorato del lavoro, spiegai molto bene la situazione e loro
telefonarono con me presente al dott. Petazzi spiegandogli la
situazione, alla fine della conversazione mi dissero che da qualche
anno questi interventi li faceva la UOTSLL, l’acronimo di Unità
Operativa Tutela Salute Luoghi Lavoro di cui il responsabile era
appunto il dott. Petazzi, mi dissero di chiamare dopo qualche giorno
per mettermi d’accordo.
Pensavo fosse buona
creanza aspettare due giorni prima di chiamare come indicato, ma
evidentemente ci fu un fraintendimento, dopo due giorni io ero di
secondo turno arrivai in anticipo per telefonare al dott. Petazzi, ma
quando entrai in cdf capii subito che la UOTSLL era venuta quella
mattina la tensione era nell’aria e tutta l’azienda era in
subbuglio. Nei giorni successivi, tutti erano sorridenti, facevano a
gara per offrirmi il caffé anche i capi, tutti avevano capito che
avevo ragione quel materiale era amianto era stato rimosso
completamente e tutti gli ordini di produzione delle porte taglia
fuoco erano stati sospesi, anche il grembiule di amianto non si
poteva più usare e fu sostituito con spessi grembiuli di cuoio solo
i guanti di amianto erano comunque necessari e continuammo ad usarli
fino a quando la puntatrice fu dismessa.Dopo un paio di mesi la
produzione delle porte tagliafuoco riprese, nel frattempo tutta
l’area interessata era stata bonificata, non si trovava un granello
di polvere e tutte le pareti erano state imbiancate, l’amianto
arrivava già tagliato a misura ed avvolto nel polietilene al fine di
evitare la dispersione della polvere.
L’amianto venne
sostituito con la fibra ceramica, l’anno successivo.Le successive
modifiche della legge 257/92, fatte con l’articolo 47 del decreto
legge del 30 settembre 2003 n. 269 hanno ad esempio impedito per me
ed i miei compagni di lavoro di poter fruire dei benefici
previdenziali in quanto circoscritto solo ai lavoratori che erano
stati esposti all’amianto per un periodo superiore ai dieci anni,
subordinati alla dimostrazione da parte del lavoratore dell’esistenza
di 100 fibre litro per 8 ore per 10 anni, con questa precisazione:
Per periodo di esposizione si intende il periodo di attività
effettivamente svolta. Dal 1981 al 1989 per una manciata di mesi non
si arriva ai dieci anni se poi occorre anche dimostrare 100 fibre
litro per 8 ore escludendo ferie, festività, malattia ecc.Rinunciai
a fare la domanda, anche perchè nel 2005 sia Io che i miei compagni,
stavamo benissimo ed Io in particolare mi ero illuso che con il mio
intervento avevo abbassato il rischio mio e di tutti i miei compagni.
Dal 2005 al 2010 sono
passati alla svelta 5 anni e le sere in ospedale ripensavo alla
stupidità di questa decisione, se avessi fatto lo stesso la domanda
anche se respinta, adesso potevo dimostrare che avevo ragione. Uscito
dall’ospedale dopo l’operazione mi sentivo rinato, finalmente
respiravo, ma la Tac non diceva la stessa cosa, il mesotelioma
galoppava e senza una cura adeguata in breve tempo sarei passato a
miglior vita. Comincia quindi a fare la chemioterapia ma,
contemporaneamente cominciavo la trafila per il riconoscimento della
malattia professionale, la legge 257 e le successive modifiche
giustamente non ponevano nessun limite temporale alla richiesta dei
benefici previdenziali per tutti quei casi di malattia professionale
riconosciuta dall’inail, io avevo gia fatto i conti 35 anni e 6
mesi alla fine del 2011, nove anni di esposizione valevano quattro
anni e mezzo diventavano 40 a fine anno potevo finalmente andare in
pensione. La prima doccia fredda arriva a giugno quando ricevo il
certificato di riconoscimento del periodo di esposizione all’amianto,
io facevo collimare il periodo fino alla dismissione dell’amianto
sostituito dalla fibra ceramica.
Non ci crederete ma il
destino nei miei confronti c’è la proprio messa tutta per essermi
avverso, mi hanno riconosciuto il periodo di esposizione dal 1981
fino al 7 marzo del 1988, che corrisponde alla bonifica successiva
all’intervento della UOTSLL, insomma a causa del mio intervento in
difesa della salute dei lavoratori nonché della mia, venivo
penalizzato dovevo fare dal dicembre 2011 ancora un anno e mezzo fino
al giugno del 2013. Finisco i 6 cicli di chemio e la TAC mi da
ragione il tumore si è fermato, ma la chemio ha lasciato il segno,
anemia, astenia, crampi, acufeni e molto altro, in ogni caso mi
faccio una meritata vacanza prima di riprendere il lavoro e nel mese
di agosto comincio la radioterapia allo scopo di stabilizzare il
tumore per evitare in un periodo troppo ristretto a sottopormi ad
altri cicli di chemio che difficilmente avrei potuto sopportare ma,
tutte le mie peripezie di salute sono nulla a confronto della mazzata
che ho ricevuto nel dicembre del 2011, con l’insediamento del
governo Monti, il ministro Fornero, tra le lacrime annunciava la
riforma delle pensioni. La pensione di anzianità diventa pensione
anticipata e infatti sparirà in anticipo alla fine del 2017
sostituita dalla pensione di vecchiaia per tutti non prima dei 66
anni ma legata all’aumento della aspettativa di vita, che
progressivamente arriverà a 70 anni e dal gennaio 2012 fino alla
fine del 2017 potranno andare in pensione solo i lavoratori che hanno
maturato 42 anni e 6 mesi ma, se inferiori di età ai sessanta anni
verranno penalizzati economicamente.
Mi prende un colpo,
ancora il destino si accanisce su di me? Questo significa che non
potrò andare in pensione prima del dicembre 2015 altri due anni e
mezzo, in pratica vengono vanificati i benefici della 257, oltre alla
mia penalizzazione e quella di altri nella mia stessa situazione, dal
2017 chiunque si ammalerà per esposizione all’amianto perderà
ogni beneficio, facciamo un esempio: Maurizio è nato nel 1962
comincia a lavorare a 20 anni nel 1982 è esposto all’amianto per
10 anni fino al 1991, nel 2018 dopo 28 anni di latenza si ammala di
mesotelioma, gli è riconosciuta la malattia professionale e
conseguentemente l’ articolo 13 comma 7 delle legge 257 del 1992
riconosce 5 anni di beneficio pensionistico. Con la normativa
precedente Maurizio andava subito in pensione in quanto nel mese di
marzo 2018 ha maturato 36 anni di contributi che sommati ai 5 della
257 diventano 41.
Con la riforma Fornero la
situazione di Maurizio sarà peggiore della mia, poiché dal 2018 non
sarà più possibile andare in pensione anticipata rispetto all’età
di vecchiaia, perchè quando ci sarà solo il sistema contributivo
varrà solo l’età minima per l’accesso alla pensione che, sarà
per tutti di 66 anni, come dichiarato dallo stesso ministro
nell’audizione in commissione lavoro alla Camera. Maurizio all’età
di 56 anni con un tumore che ti da massimo 5 anni di vita secondo la
Fornero deve lavorare ancora 10 anni. A questo punto è
oggettivamente riscontrabile che, la norma di salvaguardia della
legge 257 sarà completamente resa inefficace.
L’art. 24 del decreto
Salva Italia fa espresso riferimento a delle clausole derogative
soltanto per le categorie deboli, se un grande invalido del lavoro da
malattia professionale, mesotelioma pleurico dovuto all’esposizione
all’amianto non lo è, vorrei sapere quali sono state le categorie
più deboli che hanno beneficiato di queste deroghe. Altrimenti non
c’è coerenza tra quanto enunciato dalla legge, rispetto alla sua
reale applicazione. La nuova riforma delle pensioni è impostata
sull’aumento della speranza di vita, la legge n. 257 del 1992 che
ha bandito l’amianto in Italia ha individuato dei benefici
contributivi come oggettiva conseguenza della diminuzione della
speranza di vita per i malati colpiti da patologie correlate
all’asbesto. Com’è possibile che la nuova normativa non ne abbia
tenuto conto? È giusto applicare una norma nuova impostata
sull’aumento della speranza di vita a chi era già stato
precedentemente riconosciuto un beneficio per la ragione opposta e
come oggettivo riconoscimento del ritardo da parte dello stato nel
fare una legge che ha bandito l’amianto? E’ possibile non
rispettare I principi di solidarietà espressi nell’articolo 38
della Costituzione?
Il Ministro potrebbe
risolvere questo problema senza giocare con la vita delle persone,
confinando il riconoscimento dei benefici previdenziali solo a quei
lavoratori che risultino effettivamente colpiti dalle patologie
neoplastiche a prognosi infausta, viceversa la riforma Fornero si
traduce in una vera e propria smentita della volontà legislativa con
la quale si voleva compensare, con risarcimenti previdenziali, la
perdita della salute e la riduzione dell’aspettativa di vita,
causata dall’esposizione all’amianto.Senza una più che opportuna
deroga tra l’altro enunciata e prevista dalla stessa riforma tutto
questo viene rovesciato senza una ragione plausibile.
Nel successivo documento:
“Breve resoconto delle peripezie di Tiberio Paolone nel 2011”
racconto tutte le iniziative che ho fatto, e sono tante, per mettermi
in contatto con il Ministro, che purtroppo non mi ha mai risposto
direttamente, ed altri in sua vece hanno risposto sempre negandomi i
diritti da me reclamati.
Breve resoconto delle peripezie di Tiberio Paolone nel 2011
Allegato B
Allegato C
Allegato D
Allegato E
Allegato F
Allegato G (Interrogazione al ministro Fornero)
Allegato B
Allegato C
Allegato D
Allegato E
Allegato F
Allegato G (Interrogazione al ministro Fornero)
Mi unisco al dolore della famiglia, ed esprimo tutta la mia vicinanza ai compagni di SdS.
RispondiEliminaNon ho avuto modo di parlare e conoscere bene Paolone, ma lo ammiravo per la sua onestà morale, la sua determinazione .. per quel suo sorriso che sapeva tramutare una offesa subita in suo punto di forza.
Ciao Paolone.
Che la terra ti sia lieve.
il personale tutto dell'ufficio servizi sociali comunale, che si pregia di aver collaborato con Tiberio Paolone durante la sua esperienza di assessore alle politiche giovanili e della casa, sinceramente provato dalla prematura scomparsa si unisce al ricordo di quanti gli hanno voluto bene. Silvia Oldrini
RispondiEliminaApprendo oggi della morte di Tiberio. L'ho conosciuto in quanto socio di "Cuore per Cuore", associazione che aiuta i bambini della Romania. Ho sempre apprezzato la sua dignità e la serietà che metteva nelle cose in cui credeva. Mi unisco al dolore dei suoi familiari e di chi gli ha voluto bene. Una preghiera.
RispondiEliminaHo incontrato Tiberio pochi anni fa, in occasione della nascita di SdS. Ho ammirato immediatamente la sua conoscenza, la competenza politica, la determinazione e la grande saggezza. Il tutto condito da una sana ironia. Essendo molto modesta la mia esperienza politica, ho attinto a piene mani dalla sua esperienza cercando di farne buon uso. Il suo riferimento mi mancherà moltissimo.
RispondiEliminaSono certo che sua moglie Rossella, forte com'è, saprà mantenere nel rapporto con i loro figli le coordinate indicate da Tiberio.
Auguro ad Alessandro e a Carlo di riuscire ad attenersi ai suoi insegnamenti e di cercare di perseguire con determinazione il traguardo degli studi a cui Tiberio teneva moltissimo. Sono sicuro che li terrà d'occhio e si "esibirà" in uno dei suoi sorrisi di soddisfazione quando li saprà arrivati dove lui desiderava.
Già mi manchi, vecchio Tibe. Ciao.
Lucio.
Pămănt ușor :-(
RispondiElimina