Siamo
alle solite. Un risarcimento da 150 mila euro, è quanto è stato richiesto da
Scalambra a Ester Castano ed Ersilio Mattioni, per un articolo che lo chiama in causa, a suo
avviso, in termini imprecisi.
Ricordiamo
che Scalambra, marito di Silvia Fagnani (ex capo gruppo PDL in consiglio
comunale su cui pende una richiesta di incandidabilità avanzata dall’avvocatura
dello Stato) è il presunto corruttore di Alfredo Celeste (ex sindaco di
Sedriano, primo comune lombardo sciolto per infiltrazioni mafiose) ed è
imputato anche lui nel processo “Grillo Parlante” che inizierà il prossimo 8
maggio.
La “colpa”
del settimanale locale, sarebbe quella di aver ripreso il testo di una lettera
aperta dell'associazione 'Professionisti
liberi', in un articolo pubblicato nel numero del 21 febbraio scorso,
intitolato “I medici contro Scalambra:
“servono sanzioni”. Secondo il legale di Scalambra, l’articolo ha “volutamente superato il diritto di cronaca”.
Inoltre Ester Castano sarebbe anche responsabile nell’aver “volutamente leso la reputazione” di
Scalambra “tramite le illazioni
dell’esistenza di un processo a suo carico per reati di voto di scambio
mafioso”.
Questo
è un piccolo sunto di quanto si legge nelle varie agenzie di stampa di questi
giorni.
Già
il 19 dicembre dello scorso anno, il giudice di Biella, in merito alle querele
presentate da Celeste, aveva sentenziato, nei confronti di Ester Castano ed
Ersilio Mattioni, il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste. La richiesta di 150 mila euro (a fronte dei
tre euro pagati a Ester per ogni articolo) è surreale, ma in Italia è ormai una
pratica ben consolidata, basti guardare i 25 milioni di euro di risarcimento
chiesti da Eni a Milena Gabanelli.
La
posizione, non certo invidiabile, che il
nostro Paese occupa nelle classifica sulla libertà è dovuta anche dal continuo
e impressionante aumento dei fascicoli riguardanti cause per diffamazione nei confronti dei
giornalisti. La maggior parte di queste querele non va a compimento, ma occorrono
spesso molti anni per completare l’iter dei dibattimenti, e la sentenza
definitiva in sede penale sancisce con sempre maggior frequenza l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato.
Questa
formula impedisce nella sostanza al giornalista chiamato in causa, di
denunciare per calunnia il querelante e ottenere i danni. Prendiamo per esempio
il caso di Celeste: il giudice di Biella gli ha dato torto, ma comunque lui non
ha pagato pegno.
Tra
querelante e querelato, insomma, tutto finisce con un arrivederci e grazie che suona come una beffa. Non a caso queste
cause giudiziarie sono state etichettate come querele temerarie.
Si
tratta dunque di una sorta di intimidatorio sbarramento, con crismi di
legalità, all’azione di verità che si propone un giornalista quando decide di
organizzare un’inchiesta.
Questo
avviene perché in Italia non esiste uno strumento di tutela. L’articolo 96 del
codice di procedura civile, per esempio, punisce l’autore della lite temeraria
ma con una sanzione blanda, quasi mai applicata, che si fonda su una
valutazione tecnica: paghi una multa
perché hai disturbato il giudice per un fatto inesistente. Tutto qui. Invece nel diritto anglosassone, in
sede di causa civile, Il giudice ha il potere di condannare al pagamento dei
danni punitivi. Chi chiede, per esempio un risarcimento di 10 milioni rischia
di doverne versare anche il doppio se viene riconosciuto il suo torto. Si
tratta di una sanzione parametrata sul valore della libertà di stampa, che in
questo caso è stata limitata da un comportamento intimidatorio.
Da
noi i risarcimenti in sede civile ancora più delle querele per diffamazione di
carattere penale, sono spesso pretesi da chi, nel promuoverli, intende produrre
un effetto deterrente e dissuasivo nei confronti dell’informazione. Quindi, di
fatto, queste cause puntano a restringere la libertà di stampa.
Durante
la conferenza stampa di fine anno (2013) di Enrico Letta, il presidente dell’ordine
dei giornalisti Enzo Iacopino, citando proprio il caso di Ester Castano, aveva sollecitato l’ex premier ad intervenire sulla situazione dei giornalisti in
Italia.
Sentiamo
spesso dai politici nazionali esprimere solidarietà per quanto accade ai
cronisti locali, ma secondo noi è arrivato il momento di dare seguito alle
parole, intervenendo seriamente con fatti concreti e perché no entrando anche a gamba tesa : serve una legge contro le querele temerarie. Punto. Ognuno deve
fare la propria parte. Soltanto così sarebbe salvaguardato quello che non è
solo un mero diritto di chi svolge la professione giornalistica, ma che è il
diritto per eccellenza anche dei cittadini : la libertà di stampa.
Sinistra
di Sedriano
Ps.
Ester avanti così e non fermarti mai !!
Se passava la proposta di legge, legata a tematiche di diffusioni delle informazioni giornalistiche, dove vedeva il querelante perdere la causa, in quel caso avrebbe dovuto risarcire la somma pari a 10 volte la somma richiesta, immagino quanti e quali ripensamenti e dubbi che avrebbe avuto soggetto della denuncia. A Ester e a Ersilio va la mia e di altri una incondizionata stima. Dovete rimandare (spero fra non molto) la vostra possibilità di diventare milionari. Tranquilli Paolo
RispondiEliminaRibadiamo forte il concetto che a Ester ed Ersilio va la stima di tutti i cittadini di Sedriano ma a questo punto perchè tutti insieme non quereliamo sia Scalambra che Celeste per 5mil. di € per danno d'immagine al Comune di Sedriano e a tutti i suoi cittadini.
RispondiEliminaDopo aver raggiunto il primato 1 in LOMBARDIA x Infiltrazioni Mafiose c'è anche il crollo del valore di mercato dei nostri immobili Grazie alla Banda Celeste.
Cittadini Tutti Insieme Quereliamo Celeste&Company