venerdì 27 marzo 2020

Non bisogna dimenticare: è importante ricordare

Da circa un mese a questa parte, siamo tutti impegnati nella convivenza forzata con questo coronavirus, aggressivo, subdolo, impalpabile e bastardo.
Si, bastardo perché si fa gioco delle nostre abitudini quotidiane, del nostro modo di vivere e delle nostre consuetudini.
Gli abbracci, le strette di mano, i baci, le carezze, sono banditi e solo in questa condizione si rivalutano i rapporti personali, quelli fisici; siamo stanchi, stanchi di vederci e parlarci attraverso uno schermo, grande o piccolo che sia.
Stanchi di sentirci attraverso un telefono, ci mancano gli odori, i profumi, la sensazione forte che la mano di un amico può dare, che prendere per mano una persona ci trasmetta amore e non paura. 
Ci manca il guardarci negli occhi e cogliere quelle sensazioni che uno sguardo, una smorfia, un mezzo sorriso, una ruga sul viso, ci rendono vivi e imperfetti e quindi umani.

Ci si preoccupa tutti dei più vulnerabili, dei già malati e di quelli che sono la nostra storia. 
I nostri anziani, nonostante tutto sono quelli che più si adattano, sfidando il tempo e la morte per accettazione. 
Loro che ricordano, avendole già vissute, privazioni, migrazioni, fame, distruzione, imposizioni, vessazioni e libertà negate, raccontano soprattutto la memoria del dolore che si contrappone alla vita che non si ferma mai, cosa che noi stiamo sperimentando e imparando solo ora.
Ma noi ci ricorderemo di quello che stiamo vivendo in questo periodo? Potremo dire: io c'ero ?

Potremo criticare i comportamenti e le vicende accadute? Ne faremo tesoro, per non farci trovare impreparati nel futuro? Mah, Lo scopriremo vivendo (cit).
C'è molta paura per come questo contagio può cambiare le nostre vite, di scoprire quanto l'impalcatura della civiltà costruita sinora, sia fragile come un castello di carte da gioco che crolla ad ogni piccolo movimento.
La paura fa pensare - e commettere- cose assurde e strane, ma anche errori. Col tempo potremo verificare e bandire chi non ha lavorato correttamente; non mettiamo sotto chiave la nostra capacità di riflettere, limitandoci alla snervante attesa che tutto passi. Utilizziamo tutto quello che sta accadendo per ripensare alla nostra scala delle priorità e alla visione della realtà, ripensando al senso di civiltà spesso dimenticato.

Questo, giusto per sottolineare che alcune persone stanno perdendo il contatto con la realtà mettendo in dubbio - per paura o volutamente- principi come la democrazia, la sensibilità, l'autorevolezza. Spesso usando i social per essere propalatori di psicosi e messaggi negativi, forse per 'essere visibili' e dispensare moralismo e giudizi non richiesti.
Non bisogna dimenticare: è importante ricordare. 

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