Con la scusa della crisi economica globale, precipitata dal 2008, abbiamo assistito a un sistematico attacco ai diritti dei lavoratori e alle libertà democratiche.
Brevemente e solo per citarne alcuni: nel 2012 si attua la più gravosa e pesante riforma delle pensioni mai fatta in tutto il mondo (senza nessuna contestazione organizzata); nel 2015 si attua la “seconda fase” dell’abolizione dell’art. 18; nel 2016 assistiamo al tentativo di attacco alla Costituzione da parte di Renzi (fortunatamente non andato a buon fine); nel 2018/2019 i decreti Salvini che limitano le possibilità di manifestare…
La campagna mediatica delle ultime settimane ha permesso di istituire “zone rosse” (molto più estese di quelle create ad esempio nel 2001 a Genova); di impedire manifestazioni al chiuso e all’aperto; di nascondere le difficoltà economiche che stiamo attraversando e che determineranno nuove situazioni di precarietà lavorativa scaricando la responsabilità sul CoVid19.
Intanto si cancellano le contraddizioni interne al governo per mettere tutti in riga imponendo “l’autorità indiscutibile delle istituzioni” presentate come le uniche capaci di avere una visione completa dei problemi, le uniche sostenute dal “giudizio della scienza”, le uniche in grado di parlare attraverso i media direttamente alle persone facendo leva sull’inconscio collettivo e ancor peggio, sulla paura.
Le domande che sorgono sono alcune: è possibile che queste limitazioni siano applicate senza porsi dei dubbi? Senza che qualcuno avanzi richieste di garanzie? Almeno sui principi di libertà, autonomia, possibilità di associazione, movimento: magari derogabili in questa situazione, ma almeno confermate nella loro importanza?
E’ accettabile che sia data per scontata l’introduzione di limitazioni senza rimarcarne il carattere autoritario, disciplinare e senza dare indicazioni per delimitarne la riproposizione nonché l’accettabilità in futuro?
Visto la situazione grave e drammatica da "giustificare" interventi tanto limitanti ci sono altresì molte incoerenze e assenze comunicative di chiarezza e trasparenza!
Colpisce l’assenza di attenzione verso le persone che lavorano, come se fossero invisibili, non importanti. Si prescrive di non frequentare luoghi affollati, di usare strumenti di protezione (guanti e mascherine monouso) e di mantenere distanze vitali, ma tutto ciò non vale per i luoghi di lavoro (soprattutto le fabbriche) ?
Ci si accorge delle difficoltà e dello stress dei dipendenti negli ospedali solo molto tempo dopo; si lusingano e ringraziano gli operatori sanitari, ma il tutto finisce solo nell’accellerare le sessioni d’esame ai laureandi in medicina o nel chiedere un favore ai pensionati (sic).
Si chiudono tutte le scuole e solo molto tempo dopo ci si pone il problema, perché avanzato strumentalmente come questione politica, dei genitori che lavorano e di come aiutarli. Mentre, al contrario, fin da subito si è posta la dovuta attenzione di come rimborsare e sostenere i proprietari delle grandi aziende in difficoltà.
Si vietano l’assemblee dei dipendenti nelle mense applicando il decreto del Governo sul divieto agli eventi affollati, ma nelle stesse mense i dipendenti si affollano per il pasto (sic).
Le contraddizioni sono troppe e sinceramente qualcosa non va...
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