Nel novembre 2015 i cinque stelle vincevano la roulette russa delle elezioni post commissariamento ed "espugnavano" il Comune per soli 39 voti. Grande enfasi per il successo; prima amministrazione grillina lombarda, grandi aspettative e promesse di altrettanto grandi e rapidi cambiamenti, bla bla ecc...
Per tradurre dal politichese in linguaggio corrente: azzeramento di prassi consolidate, approccio del tutto capovolto nell'affrontare i problemi e possibile condivisione di scelte non più calate dall'alto ma nel rispetto più totale e trasparente, attenzione alle istanze dei cittadini.
Confronto permanente, inedito, costruttivo: una rivoluzione!
Un sindaco apparentemente dinamico, dalla faccia pulita, dal linguaggio semplice ed accattivante (anche se non proprio un facondo oratore), squadra appena sfornata, senza esperienza e quasi priva di precedenti. Salvo poi scoprire che quasi tutti i candidati gravitavano in un area più o meno conservatrice o meglio di destra.
Nulla di male in questo, ma bene sarebbe stato se questi precedenti e questi orientamenti fossero stati resi noti PRIMA e non dopo, in nome di quella invocata trasparenza, perché questo spiegherebbe il crescente scivolamento verso l'oligarchico centralismo amministrativo a cui assistiamo e, ancor più, quella manifesta ed incomprimibile insofferenza verso tutto ciò che è contro, per quanto sia motivato, documentato, ragionato.
Della "rivoluzione grillina", a distanza di due anni è rimasta poca cosa; per esseri sprezzanti, soprattutto macerie. Quell'amalgama politica così eterogenea si è sgretolata alle prime prove di durezza, di resistenza.
Il numero di assessori e consiglieri su cui contare si è parecchio assottigliata e ridotta. Una cura dimagrante dovuta all'insorgere di divergenze sul come amministrare; su cosa e come fare. Può capitare, anche se dovrebbe fare riflettere.
Può anche accadere che riemerga quello spirito corporativo, così pernicioso, di una classe politica dichiarata ufficialmente morta, ma che invece si è semplicemente trasformata, chiamandosi in modo diverso e nuovo.
Riaffiorano così vecchi linguaggi, più consoni e familiari, cui assistiamo un po' sconcertati, della serie: "a nome di chi parli, non rappresenti nessuno" , rivolto al portavoce di FI, oppure "sono cittadini come gli altri anche se si credono superiori" , rivolto a SdS e via di questo passo.
Comportamenti e linguaggi più affini al sindaco, alla sua estrazione politica, alla sua cultura, alla sua intolleranza. Tuttavia (e nonostante) gli vogliamo dedicare milioni di like, quelli di tutti i 1592 grillini che gli hanno dato fiducia e che incondizionatamente approvano il suo operato per i 763 gg. di governicchio.
Vogliamo però ricordare al sindaco e non solo, che un po' di umiltà e di autocritica, dovrebbe costituire una dote imprescindibile del proprio ego, e di ricordarsi che lui è solo un cittadino, come gli altri, per quanto "primus inter pares".
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