domenica 14 giugno 2020

Villa Allavena: mefistofelico trasformismo!

Torniamo a parlare di Villa Allavena per cercare di chiarire le cose e comprendere, se possibile, (difficile) l'atteggiamento di Cipriani & Company nei confronti di un edificio pubblico perché tra proclami e filmati per il suo recupero e la svendita frettolosa, ci pare, citando Sciascia, di essere di fronte al rovescio di un ricamo: un groviglio di fili e di nodi: e dall'altra parte si vedono non le figure, ma...la confusione, la solita, la sola

La Villa diventa di proprietà comunale a seguito del P.I.I. "Stampini - Allavena" approvato il 30/3/2009 e convenzionato il 04/04/2011. L'edificio ottocentesco, che già appariva in evidente stato di degrado, viene percepito come un corpo estraneo dalla nuova Amministrazione Celeste e lasciata al suo destino. Solo nel 2014 si commissiona una perizia statica e si provvede, qualche mese dopo, ad un primo intervento di manutenzione. Ma ad intervenire è la gestione commissariale, sostituitasi nel frattempo alla guida del Comune dopo il suo scioglimento. Passano mesi e si affidano i lavori per 20 mila euro.

Poi, nel dicembre 2015, una nuova delibera un "atto di indirizzo", una delle prime del novizio sindaco Cipriani, per la messa in sicurezza, considerato che l'intervento precedente non era stato "esaustivo". Pero' fino al marzo 2019, cioè per oltre tre anni NON si fa nulla. Altra spesa per oltre trentamila euro. A questo punto si sono già spese 50.000 euro per  sostituire sostanzialmente parte della copertura. Sono operazioni non organiche, ma raffazzonate e parziali che determinano, con il permanere delle infiltrazioni di acqua meteorica, il proseguo accelerato del degrado della struttura lignea e muraria. 

In questo lasso di tempo si investivano ingentissime somme per la realizzazione dell'area feste e per gli orti urbani. L'una inutilizzata per vicende giudiziarie, l'altra sotto utilizzata, nonostante due bandi. 
Allora se questo non è un modo dissennato di amministrare non sappiamo cos'altro lo sia.

Si eredita un edificio nel centro urbano cittadino con un ampia area verde e, piaccia o meno si decide se cederlo (subito) per monetizzare il bene, sottraendolo alla sua originaria destinazione per la quale era stato acquisito ( a scomputo d'oneri) o lo si recupera. Non lo si lascia decadere allo stato di rudere perché parimenti il suo valore si riduce. Cioè si dilapida una "ricchezza" che non è nella disponibilità discrezionale di chi occupa temporaneamente la poltrona di sindaco, ma di tutti. 

Quindi, quando nel 2016 si prospetta audacemente  il recupero di Villa Allavena, da parte della sua Amministrazione, con relativo filmato, cos'era? Una commedia? Un reale progetto sostenuto da riflessioni logiche e da avviati abboccamenti con possibili investitori o sponsor o che altro? Teatro (ino)?   
Pertanto quando invita le opposizioni di farsi un esame di coscienza prima di criticare, dia il buon esempio e reciti con loro: mea culpa, mea maxima culpa. 

Dopo aver fatto quest'atto  di contrizione ci illustri i criteri di valutazione della perizia. Ritiene davvero congruo l'attribuzione di 15.000 euro per un terreno di 1.880 mq nel centro urbano di Sedriano? Ne è sicuro? E la recinzione, di recente costruzione, solida e ben fatta di diverse decine di metri esiste o no? E allora se esiste perché non viene considerata ai fine della determinazione del prezzo finale? E' una svista? E com'è che il valore finale corrisponde esattamente al centesimo a quanto da Voi stimato nella deliberazione di febbraio 2020. Siete così bravi o siete degli indovini? 

Non abbiamo bisogno di un "liquidatore" alla guida del Comune, ma di persone dotate di raziocinio e lungimiranza.          

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