Gli incidenti connessi all'estrazione e al trasporto di petrolio e del gas non sono poi così rari in Italia e anche trivellare a poche miglia dalla costa è quanto meno un azzardo, per le prevedibili conseguenze ambientali - e non solo- che deriverebbero dalla dispersione in mare di petrolio.
Ricordiamo Ragusa il 5 Novembre 1955. Dal pozzo petrolifero n. 9 della Gulf Oil, si sprigiona, per la rottura di una valvola, un enorme incendio che dura diversi giorni. La stampa dell'epoca lo definisce: "un pauroso incendio di eccezionali proporzioni".
Ma anche Ravenna il 28 settembre 1965. La piattaforma Paguro nella perforazione di un pozzo per la ricerca di metano "fora" un giacimento di gas - non indicato nelle mappe geologiche - ad altissima pressione. L'esplosione che si verifica produce un cratere di 33 metri ed ingoia la struttura in 24 ore. Le fiamme sono alte 40 metri e si calcola brucino 5.000 mc di gas al minuto. Solo 3 mesi dopo l'AGIP riesce a cementare il pozzo saltato in aria.
E ci sarebbero anche Genova, 11 aprile 1991 dove la nave cisterna Haven, affonda dopo un'esplosione sversando in mare 144/m tonnellate di petrolio; e Policoro (Matera), il 2 Novembre 1991, con l'esplosione di un pozzo di proprietà di ENI.
Ma incidenti del genere accadono anche in terra ferma nel cortile di "casa nostra".
Trecate (Novara), a venti chilometri da Sedriano: anno 1994.
Se fosse un romanzo sarebbe un Noir...
Lunedì 28 febbario, ore 15,30. Il pozzo petrolifero denominato "Trecate 24", situato in località Cascina Cardana, impazzisce e salta in aria. Si forma una colonna alta 100 metri che scaglia in aria una micidiale miscela di petrolio, gas, sassi, terra e acqua. Ad una pressione di circa 600 atmosfere vengono nebulizzati in aria 400/500 metri cubi di greggio al giorno.
Lunedì 28 febbario, ore 16. Viene dato l'allarme generale. Su Trecate e dintorni piove. L'acqua è mescolata al petrolio. Le auto si trovano in pochi secondi con i tergicristalli "impastati" e slittano sull'asfalto che diventa sempre più viscido. Qualcuno, a piedi, scivola e cade.
Lunedì 28 febbario, ore 17. Trecate viene isolata. In Prefettura a Novara viene dato l'ordine di evacuare le famiglie che vivono nei dintorni del pozzo (circa 30 persone). C'è il serio pericolo di una esplosione. Il greggio ed il gas nebulizzati dalla forte pressione, se innescati dal fuoco, potrebbero provocare una fiammata larga alcuni chilometri. Per fortuna continua a piovere.
Lunedì 28 febbario, ore 21. Un sordo e sinistro boato continua a diffondersi per tutto il paese. Il rumore conferma che il getto di petrolio non si è arrestato. Le linee telefoniche sono praticamente saltate, non si può ne chiamare ne ricevere telefonate da fuori Trecate. I tecnici cercano di intervenire, inutilmente.
Martedì 1 marzo, ore 8,00. I tecnici non sanno come fare a fermare il getto di petrolio.
Sono convocati d'urgenza i tecnici texani della "Wild Well Control inc" che hanno spento i 732 pozzi incendiati da Saddam Hussein in Kuwait. I pozzi del Kuwait, dove i tecnici hanno lavorato, avevano poche centinaia di metri di profondità, quello di Trecate è profondo 5.700 metri. La pressione del getto di petrolio è fortissima. Anche i texani non sanno cosa fare. Non è possibile usare la dinamite, mezza Trecate andrebbe a fuoco.
Martedì 1 marzo, ore 12,00. I contorni del disastro ecologico sono ormai ben delineati. Il pozzo continua ad eruttare la sua miscela distruttiva. Qualcuno dichiara: "è come se una petroliera fosse naufragata nel cielo del paese". I tecnici prevedono tempi lunghi e il pozzo potrebbe continuare ad eruttare per giorni, settimane. La gente non sa cosa fare, la confusione è totale.
Mercoledì 2 marzo, ore 4,30. Come d'incanto, preceduto da qualche boato, il pozzo si ferma da solo.
Mercoledì 2 marzo, ore 12,00. Il sole illumina un paesaggio spettrale. Ettari ed ettari di terreno sono coperti da una spessa coltre di petrolio. Le case sono annerite, le auto incatramate, gli orti inservibili, la puzza insostenibile.
Se non volete più sentire l'odore di morte vestita di nero nel suo orribile simulacro, ora avete una ragione in più per dire NO alle trivelle e quindi votare SI al referendum.
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