sabato 16 gennaio 2016

Si ma...

Non avevamo nessun dubbio in merito all'autorizzazione per il falo' di S. Antonio in quel di Sedriano, ma proprio nessuno: vedi il nostro post "nemo propheta in patria".

Infatti, dopo considerazioni (approfondite), ripensamenti (supponiamo) tentennamenti (forse) valutazioni ambientali (immaginiamo) e ancor più celestiali elucubrazioni - politico, clerico, clientelari, elettorali, religiose, folkloristiche - la travagliata, sofferta e tardiva decisione è alfine pervenuta: si ma...

Il ma si materializza nell'organizzazione della manifestazione sotto l'egida del Comune, quindi quantità del materiale all'uopo conferito, qualità dello stesso, ora dell'accensione, durata del falò, distribuzione di bevande di conforto, arruolamento di menestrelli e musici e via discorrendo... e s'intende tassativo controllo delle emissioni inquinanti, perché ciò non deve avvenire: è insito, scontato e vietato- perbacco- dalla stessa autorizzazione.

Dunque assisteremo nella serata del 17 - dopo due anni di sospensione per il prevalere del buon senso dei commissari- al sabba dell'insensatezza degli alieni venuti dallo spazio, pardon dalle stelle, dei neo amministratori che pensano ad un futuro cosi' profondo da divenire remoto come questa presunta tradizione rieditata. 

Tranquilli, se il PM10 si attesta sopra le soglie stabilite, tutti a piedi, se invece è al di sotto, nessun problema: si accendono i falò e tutto torna normale e mortale. 

Tradizione che si perde nella notte dei tempi. Religiosa? Pagana? Folkloristica? Non importa. Quello che ci domandiamo è: ma è sensata, è salubre, è ambientalmente tollerabile? E soprattutto, è opportuna?

C'è chi sostiene che non saranno i falò a modificare la qualità dell'aria e ad incidere pesantemente sulle componenti dei particolati, a fronte dei milioni di autoveicoli circolanti; a questi scettici consigliamo una disamina dei dati pre e post 17 gennaio. Si renderanno così conto - senza alcun equivoco- di ciò che questa "tradizione" implica e comporta. 

E' comunque davvero stupefacente come questa usanza contadina venga calata in una realtà post industriale, lontanissima dalle sue origini, dalle sue motivazioni, dalle sue radici e venga volgarmente e prosaicamente reinterpretata da persone e personaggi totalmente avulsi culturalmente dal contesto che paradossalmente intendono rievocare.

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