A volte è difficile capire se uno ci è o ci fà.
Sul solito imparzialissimo ed ottonato (a causa della tromba) pulpito blog, leggiamo un'insolita versione della "fiction celeste".
Infatti, ieri il PM della procura distrettuale antimafia di Milano (DDA), ha chiesto la revoca delle misure di sorveglianza speciale per l'ex sindaco.
Non si legge però, che il PM ha chiesto ai giudici di non applicare la misura, perché aveva senso a luglio 2013, quando il nostro eroe, al rientro dagli arresti domiciliari si era ripresentato in comune come se non fosse accaduto nulla.
Oggi - fortunatamente- non esiste più quella condizione. Oggi è semplicemente - purtroppo - un'insegnante di religione in attesa di giudizio per corruzione.
Questa proposta del PM non riscatta proprio nulla: la verità giungerà solo - a suo tempo- con la sentenza: come vuole la legge.
Il caro Alfrè aggiunge che "tutto quello che ho sofferto è impagabile, ma, come si dice, tutto bene quel che finisce bene".....
Ma come? È stato lui che anziché mettersi semplicemente a disposizione degli inquirenti, ha scelto di cicalare ai quattro venti (con le solite pacche sulle spalle) la storia della sua incorruttibilità, del complotto, dell'attentato alla democrazia ecc.
È stato lui - insieme ai suoi sodali- a scegliere di non dimettersi, mettendo alla berlina tutti i cittadini sedrianesi.
Se avesse ascoltato qualche buon consiglio, magari da parte dei "trinariciuti oppositori", avrebbe evitato tutte queste sofferenze e non sarebbe entrato nel Guinnes dei primati come sindaco del primo comune Lombardo sciolto per mafia.
Ma tant'è: il Tafazzi del Magentino ha voluto così.
E pensare che la sarebbe cavata con un processo per "corruzioncella semplice", che oggi va tanto di moda...
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