Ora non vorremmo dissertare di norme e regolamenti, materia quanto mai ostica in un Paese come il nostro, dove non si conosce neppure con esattezza il numero delle leggi in essere, ma ci domandiamo quale sia la ratio dei continui interventi legislativi, a partire dal 1990, al fine di rendere più trasparente l'Amministrazione Pubblica se ad un qualsiasi funzionario viene consentito di stabilire, a suo insindacabile giudizio, quali siano i criteri di cosa sia o meno "permesso" richiedere.
Non è un discorso di lana caprina perché il comma 3 dello stesso art. 5, citato nella risposta, recita testualmente: l'esercizio del diritto di cui ai commi 1 e 2 non è sottoposto ad alcuna limitazione quanto alla legittimazione soggettiva del richiedente... e non richiede motivazione.
Dunque che si fa? Si rinnova la richiesta o dobbiamo sospettare che la domanda formulata da ormai 16 mesi pregiudichi la sicurezza e l'ordine pubblico, la sicurezza nazionale, le relazioni internazionali, la stabilità economica e finanziaria dello Stato o cos'altro?
Presumiamo l'imbarazzo di chi deve dirci ancora una volta che questa autorizzazione non esiste, ne è mai esistita, come nel caso delle potature e che anche questa volta il Sig. Cipriani ha sottovalutato (sua dichiarazione alla stampa del febbr. 2019) l'aspetto autorizzativo.
Si dice che perseverare è diabolico, noi useremmo ben altri termini per definire simili comportamenti. Nel frattempo questi signori preferiscono rimanere defilati e non assumersi la responsabilità delle proprie azioni; come sempre.
Viva l'Italia, repubblica delle banane.
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