giovedì 12 dicembre 2019

Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico ucciso innocente nei locali della questura di Milano

Piazza Fontana aveva bisogno di colpevoli, magari creati a tavolino, ma era necessario un colpevole.
E spuntò Pietro Valpreda, che venne presentato dalla stampa nostrana come “il mostro”.
Ma non soltanto lui. La sera di quel maledetto 12 Dicembre 1969 vennero fermati un centinaio di anarchici, tra cui Giuseppe Pinelli, 41 anni, caposquadra manovratore alla stazione di Porta Garibaldi.
Essendo uno dei nomi più popolari del movimento anarchico milanese, corrispondeva perfettamente alle necessità degli inquirenti. 
Da tempo era impegnato nella creazione di una rete di solidarietà con i compagni ingiustamente incarcerati dopo gli attentati del 25 aprile.

Quando quella sera arrivò al Circolo Ponte della Ghisolfa, di cui era tra i fondatori, i poliziotti stavano già perquisendo il locale e lo invitarono ad accompagnarli alla questura di via Fatebenefratelli. Pino era sereno, nulla poteva emergere a suo carico e conosceva bene la procedura.
A dirigere l’interrogatorio, una vecchia conoscenza, il commissario Luigi Calabresi. 
Tre giorni e tre notti senza dormire, fino alla mezzanotte del 15 dicembre. quando il corpo del ferroviere volò giù da una finestra dell’ufficio politico. 
Calabresi, all'epoca dichiarò "Pinelli ha compiuto un balzo felino verso la finestra, che per il caldo era stata lasciata socchiusa, e si è lanciato nel vuoto”.
E anche se le versioni ufficiali di come sarebbe avvenuto il “suicidio”... "prova evidente della sua colpevolezza" sfioravano il delirio, il 27 ottobre del 1975 tutti gli indagati vennero prosciolti da ogni accusa; né suicidio né assassinio.

Per il giudice Gerardo D’Ambrosio, “verosimilmente”, Pino era morto a causa di un “malore attivo” che gli provocò “un’improvvisa alterazione del centro di equilibrio”.

"Tre ipotesi sulla morte di Giuseppe Pinelli", con Elio Petri e Gian Maria Volontè, una profonda controinchiesta pregna di amara ironia, documentò l’impossibilità materiale di uno “scatto”, volontario o fortuito, verso la finestra e il corpo - pare- cadde scivolando lungo i cornicioni, inanimato, così come l’ambulanza risultò essere stata chiamata qualche minuto prima dell’incidente. Giuseppe Pinelli, l’ultimo di una lunga serie di anarchici suicidi?
Va detto che Pinelli non fu mai incriminato per la strage di Piazza Fontana. Il 12 dicembre del 1969 morirono 17 lavoratori italiani e molti innocenti furono sottoposti ad un brutale linciaggio morale e fisico.
Anche la verità venne uccisa, insieme ad un po’ della nostra Repubblica.
Mezzo secolo dopo, la “madre di tutte le stragi” rimane ancora orfana.

Noi di SdS lo abbiamo gridato, scritto e lo portiamo per sempre con noi, nelle strade, nei presidi, nei cortei, ovunque per NON dimenticarlo: "...il fascismo NON è un'opinione".

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