C'è da chiedersi oggigiorno, se gli uomini non provano vergogna nell'appartenere ad un genere che da sempre - da secoli, scientificamente provato- si comporta come il genere che domina. Finché c’era la giungla poteva anche andar bene, ma oggi dovrebbero poter ambire a qualcosa di più significativo, anche in nome del progresso dell'umanità. Da qui nasce l’idea di dirsi “da uomo a uomo” quello che non hanno avuto il coraggio di dire mai: la violenza sulle donne è un problema degli uomini.
Finita la festa si scriveranno articoli
dolci, forti ed emozionali e infine ci sarà il commento sulle
manifestazioni delle donne. E poi? Al giro successivo ripartirà la
giostra.
Ma quanta freddezza! Così invece
proprio non funziona; va combattuta la fredda reazione che gli uomini
hanno o avranno.
È vero, nessuno tende ad assumersi
colpe per fatti che materialmente non ha compiuto. Bisogna insistere
però, se gli uomini ammiccano ad ogni battuta sessista, se ad ogni
situazione non perdono l’occasione per fare commenti “sulle gambe
di quella, sulle tette o il culo dell’altra”. Poi, è vero,
magari non sono loro quelli che danno lo schiaffo, che violentano o
reagiscono con crudele violenza ad un no, ma sono quelli che creano
quel brodo culturale dove la violenza prende vita e dove si crea
terreno fertile per il maschilismo, il machismo o la misoginia.
Il pensiero è che ad un uomo dovrebbe
dare fastidio a sentirsi trattare come una scimmia, come un animale.
Ogni volta che si parla di stupri o violenze, l’unica soluzione che
si prova a dare, è quella che verte sulla sicurezza: più
controlli, più auto della polizia, più telecamere sui bus… meno
donne libere in giro. Questo perché l’uomo viene paragonato ad una
bestia, perché avere un pene lo rende irriformabile e per fermarlo
servono solo gabbie. Come se l’uomo fosse condannato al suo ruolo
storico di chi non riesce a fermare i propri istinti. E’ una
visione dell’uomo preistorica e poco intelligente.
Ed è assurdo che nessun uomo si alzi e
dica forte il contrario.
"Da uomo a uomo", dicano che
il vero tema è che la violenza sulle donne la fanno gli uomini, ma
se loro stessi non se ne preoccupano resterà sempre il problema di
una parte. Quindi occorre domandarsi, se non è il caso di cambiare
prospettiva e fare concreta autoanalisi superando tanta ignoranza
maschile.
Ognuno ha diritto al rispetto del ruolo
che ha su questa terra, senza distinzione di sesso, che va
valorizzato e non usato e abusato.
Non basta che la politica, il mondo
dello spettacolo, i media, i movimenti delle donne siano attivi e
coinvolti a promuovere questo cambiamento: devono essere anche gli
uomini “comuni” a fare la loro parte.
Chiaramente, è fondamentale far
ammettere tutto ciò a questo tipo di uomini. In questo c’è anche
una responsabilità dei movimenti femministi che spesso, relegano
questa situazione ad una faccenda di sole donne mettendo l’uomo di
fronte alla proprie responsabilità non è la soluzione, ma il
problema.
Il punto è, che se alla metà della
popolazione non interessa il problema della violenza sulle donne, non
si va da nessuna parte; bisogna creare delle alleanze.
In questo ragionamento ci sono molti
dei mali del nostro tempo: l’individualismo, “il non succederà
mai a me, a mia madre, a mia sorella o alla mia compagna”... Si
tende al populismo, ai ragionamenti di pancia, all’intolleranza,
specie in questi periodi di campagna elettorale.
Si tende a fare di questi argomenti,
sterili bandiere politiche, con promesse mai mantenute, inneggiando
al solito immigrato voglioso e stupratore da cacciare via dal nostro
paese, quale fosse la panacea di tutto i mali.
L'intento è chiaro: il rispetto verso
le donne si deve manifestare nella quotidianità, giorno per giorno e
soprattutto abbattendo stupidi stereotipi e assurdi retropensieri.
"Da uomo a uomo" va detto alle donne "inchiodateci
alle nostre responsabilità" e agli uomini va detto di
spogliarsi del ruolo triviale che si trovano cucito addosso dalla
nascita, per iniziare a essere persone senzienti e rispettose.
La violenza di genere è «soprattutto»
un problema degli uomini. E poi sarebbe utile che tutti i maschi
prendessero posizione: "Se non sei tu che sei stato violento, se
non sei stato tu ad armare le mani dei violenti, sentiti coinvolto e
non esserne complice” questo è il messaggio da lanciare in questa
ricorrenza. "Vergognatevi di più..." .
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