In questa infernale canicola estiva, ulteriore segnale premonitore del cambiamento climatico già in corso, ma ostinatamente ignorato, vorremmo essere una volta tanto "leggeri", come una bava di vento, quasi impercettibile, sommessa.
Cominciamo col dire che la foresta di via Gagarin cresce rigogliosa, nel silenzio istituzionale più assoluto e al centro delle cure più maniacali e ossessive, accudita e costantemente presidiata, sorvegliata 24 ore su 24, per i più opportuni interventi al manifestarsi di problematiche di qualsivoglia natura, specie per l'inconsueta sofferenza idrica, rara cosa per estati dal clima continentale quale quello sedrianese.
Degli impianti di irrigazione, non conviene parlarne, è argomento che suscita ilarità e buon umore, dove sono e a cosa servono?
Delle aree cani che dire, per rendersene conto basta frequentarle. Non c'è cancellino d'ingresso che non abbia qualche piccolo sgangherato problema, idem per le fontanelle presenti. Da anni. Come il Cipriani (simil)pensiero docet, sono le piccole cose che fanno la differenza, sic!
Delle transenne, sparse per ogni dove ed in attesa di cosa, non ne parliamo, pensiamo sia esplicitamente eloquente la loro vistosa e permanente presenza.
Delle trappole fotografiche per arginare il fenomeno dell'abbandono indiscriminato dei rifiuti non ne conosciamo l'efficacia sul piano amministrativo ( numero sanzioni e importo ) su quello pratico purtroppo sì: fallimentare.
Della vasta area verde ex Cava Bottoni, una ridda di ipotesi sul suo più consono utilizzo, un susseguirsi di congetture per la sua fruizione. Ipotesi suggestive per quanto surreali. Il nulla, fisicamente e geograficamente inesistente, il vuoto spaziale, stimato in meno di un atomo per chilometro cubico.
Sulle condizioni delle strade vorremmo pietosamente sorvolare, risparmiandoci almeno qualche ripugnante considerazione. Supponiamo trattarsi di una temporanea situazione di disabilità visiva, dalle possibili gravi conseguenze.
Ecc. Ecc. Però...
Alberi da tagliare (vantandosene), se possibile da macellare (gelsi) da massacrare (ginepri Parco baleno) da estirpare (querce di via Treves) vagheggiando sospirati parcheggi (inutili) da progettare (via Colombo) da intasare via Treves per l'ostinata realizzazione degli orti, sostituiscono e compensano ampiamente la lungimirante visione di quel radioso avvenire pentastellato, per ora solo tratteggiato.
Trepidiamo al pensiero che tutto ciò possa essere, a dio piacendo, tradotto in fattuale concretezza.
Trepidiamo al pensiero che tutto ciò possa essere, a dio piacendo, tradotto in fattuale concretezza.
God save the king.
Nessun commento:
Posta un commento