Ritorniamo ancora una volta in argomento sull'area di Via Treves e dell'ex Cava Bottoni per formulare alcune domande non evase dai competenti uffici. Eppure sono quesiti semplici, ai quali si dovrebbe dare immediata, esaustiva e trasparente risposta.
Prima di riproporle, facciamo appello a Sindaco ed amministratori affinchè rileggano le convenzioni stipulate, rivedano i progetti approvati/modificati, e dopo attenta lettura si rechino in situ per verificare se e come di quanto previsto sia stato effettivamente realizzato. Noi di SdS temiamo che molte, troppe volte, gli uffici siano i soli a seguire -per funzioni e competenze- lo sviluppo dei progetti, senza che gli amministratori esercitino il doveroso controllo.
Proviamo a porre alcuni interrogativi.
--> La convenzione n. 132.496/20.635 - Cessione dell'area di Via Treves - prevedeva (art. 14): “in considerazione della particolare destinazione della zona posta a nord dei fabbricati, che costituirà il ' Parco della Cava ' (ndr non certo gli orti urbani) la recinzione sul confine dovrà essere di tipo aperto avente h. max m. 2 con siepe da porsi a dimora sull'area ceduta”.
Ora salvo errori ed omissioni non ravvisiamo alcuna costruzione di tipo aperto e nessuna siepe a dimora
--> art.9; realizzazione opere di urbanizzazione primaria... "la società ' Leonardo Costruzioni Srl ' si impegna a realizzare a propria cura e spese, il marciapiede sul lato est della Via Treves”. Constatata l'inesistenza di tale marciapiede, ci domandiamo se i costi relativi a tale opera, non realizzata, siano stati monetizzati o compensati/ permutati' in altro modo.
--> Il progetto definitivo per il recupero ambientale dell'area dell'ex cava Bottoni, redatto dallo studio di progettazione dell'arch. Flora Vallone, prevedeva in dettaglio la piantumazione di aceri, frassini, padi, biancospini, ligustri, sambuchi ecc. nonché centinaia di cespi e rizomi, di talee e piantine. Abbiamo dei dubbi che siano stati messi tutti a dimora come da progetto: dei seri dubbi. L'aspetto degli alberi, testimonia lo stato di estrema trascuratezza in cui sono stati lasciati successivamente senza adeguate ed opportune cure -specie irrigue- con morte apicale del fusto e ricacci alla base. Questa situazione è riscontrabile anche per i tigli lungo la via Mattei accomunati dalla stessa sorte ed è un'abitudine consolidata senza che cio' determini qualche conseguenza per alcuno.
Ci chiediamo quindi, lecitamente, quanti alberi siano morti (e perché) e a chi attribuirne la responsabilità. Chi risponde per i danni patrimoniali derivanti dalla pervicace incuria?
Ci chiediamo quindi, lecitamente, quanti alberi siano morti (e perché) e a chi attribuirne la responsabilità. Chi risponde per i danni patrimoniali derivanti dalla pervicace incuria?
E via dicendo... dalle cento reticelle anti roditore, ai dischi pacciamanti... dei trattamenti per il contrastare la proliferazione delle zanzare...
Domande, come vedete, quasi banali, non certo coperti da riservatezza, censure o segreti di stato. Per questi motivi aspettiamo cortese e completa evasione. Confidiamo che almeno in questo l'amministrazione sarà solerte interprete di chiarezza.
Attendiamo fiduciosi che l'aggettivo trasparenza diventi tangibile concretezza quotidiana.
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