Tutti pazzi per le piste, siano esse di atletica o comuni ciclabili. Il sindaco precedente la voleva nuova di zecca nelle scuole medie, da intitolare all'indimenticato velocista Pietro Mennea, ovviamente annuncio fine a se stesso e quindi mai realizzata.
La ciclabile, invece, che lambisce il secondario del canale Villoresi, dopo una lunghissima gestazione e travagliato itinere, voluta dall'attuale sindaco, è ancora in attesa di essere completata, chissà quando, con una ricchissima vegetazione di contorno. Tuttavia è pienamente operativa con una sessantina di punti luce che la illuminano a giorno, anche nelle ore notturne, a beneficio di coniglietti smarriti e nottambuli inguaribili.
Giusto per un uso razionale, etico ed efficiente dell'energia. Le caratteristiche costruttive sono comunque degne di nota. Taglia abbondante con slarghi impressionanti e stucchevoli agli incroci, giustappunto per snellire il traffico ciclo/pedonale che nelle ore di punta è notevole.
Poi c'è il raddoppio, senza alcuna ragione, in prossimità di quella già esistente proveniente dal Bennet. Un po' di spesa in più e un inutile consumo di suolo non guasta. Poi, con una trovata originale quanto brillante, l'area verde, in corrispondenza con via Garibaldi viene cementificata forse per esaltare la banale architettura dell'opera idraulica presente, ridipinta per l'occasione preferibile, per qualcuno, ad una gentile cortina di sempreverdi. Beh, suvvia, la pista c'è e viene usata.
Aspettiamo solo, con grande curiosità, la lussureggiante dotazione floreale prevista e la costituzione dell'alberata con specie di grande pregio ornamentale che affiancherà la pista in tutta la sua estensione, a differenza degli sparuti frassini del tratto iniziale posati da Mape e per la quale l'attuale Amministrazione è ben lungi dal porvi mano.
Una scarpa e una ciabatta è sempre stato il tratto distintivo di questa ridente località.
Così è sempre stato e sempre sarà? Speriamo di no, propendere per una progettazione più razionale, rispettosa dell'ambiente e incorporando, al contempo, un minimo di bellezza non è utopia, o sì?
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