mercoledì 9 aprile 2025

Cava Bottoni, rieccola di nuovo

Ohibo', ci risiamo.
Omettiamo in questa sede di ripercorrere le vicissitudini di questo ameno luogo, situato a ridosso degli orti tra la Via Mattei, Restelli e Treves rimandando per approfondimenti al post, pubblicato da SdS, il 18 agosto 2016. Cioè ben nove anni fa, un nanosecondo per come si misurano le ere politiche sedrianesi.
Saltiamo, per brevità riepilogativa, il periodo dall'anno 1990 fino a dicembre 2005 quando si stipula la Convenzione urbanistica il cui termine di fine lavori è indicato nel dicembre 2011.
I lavori, effettivamente, per quanto intervallati da alcuni episodi di sequestri e dissequestri per verificare se il terreno riportato per "addolcire" le sponde non sia contaminato da inquinanti, terminano nei tempi stabiliti e, nel 2012, avviene il collaudo, neanche a dirlo; positivo. Ossia, dal quel momento, l'ex cava, RIQUALIFICATA, è del Comune, più precisamente dei cittadini.
Macché! Per ragioni sconosciute i cancelli che danno accesso all'area pubblica di 35.000 mq di verde rimangono chiusi, non a chiave, bensì con robuste catene.
Vietato entrare. L'anno successivo l'ex vicesindaco Pivetta concepisce l'idea di darla in gestione ad una associazione di pescatori in cambio della sua manutenzione. Non se ne fa nulla.
In seguito questo luogo viene letteralmente dimenticato da tutti, in primis dagli uffici comunali e dai politici di ogni estrazione.
Negli anni seguenti, tanti, si vocifera di bizzarre iniziative per rendere fruibile il sito, come se i lavori di riqualificazione durati sei anni e oltre 600/m euro non fossero serviti.
Ma ecco il nuovo coup de theatre, la società TERNA Spa in cambio della costruzione di una nuova stazione di smistamento sborsa, scusate, versa 400.000 euro al Comune per, indovinate, riqualificare l'ex cava dei Bottoni!
Come al solito si cementifica per inverdire, anzi in questo caso per rinverdire. Assurdo.
Tuttavia bisognerà aspettare altri tre anni. se tutto procede come dovrebbe.
Ebbene noi avanziamo un suggerimento, opinabile, ovviamente, sfruttare lo specchio d'acqua per allevare coccodrilli.
Forse così si coniugherà la sostenibilità economica tanto invocata per un parco pubblico, chissà poi perché, con la salvaguardia della natura che era ed è lo scopo solo ed ultimo di una cava di recupero. Appunto di RECUPERO. Cioè ripristinare un'area compromessa, degradata dal solito homo sapiens.
Rimane da chiedersi come mai, pur avendola intensamente voluta, sistemata e pronta all'uso non si sappia cosa farne.
Ma forse dopo aver speso una cifra folle e atteso un quarantennio la cittadinanza potrà varcarne le soglie.
Chi vivrà, vedrà.

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