sabato 17 maggio 2014

Dalla valle che resiste all’hinterland milanese in lotta contro la mafia – la serata di Sedriano

di Ester Castano (pubblicato su gigirichetto.it).
C’è una sala consiliare nella provincia di Milano in cui secondo gli inquirenti per almeno cinque anni la politica è stata condizionata dalla criminalità organizzata: quel paese è Sedriano, primo comune lombardo sciolto per mafia. Il sindaco è stato arrestato assieme a Domenico Zambetti, ex assessore alla casa di Regione Lombardia, all’interno dell’indagine politica – ‘ndrangheta che ha portato in carcere anche il padre di una consigliera di Sedriano accusato di essere un presunto boss e il marito di un’altra con l’accusa di corruzione con promessa. Quella sala consiliare era chiusa da ottobre 2013, mese dello scioglimento. La stessa sala in cui l’ex sindaco quando era in carica invitò in pieno Ruby Gate Nicole Minetti come madrina di un concorso di creatività femminile. Non importava se la consigliera regionale al tempo era coinvolta nel processo di prostituzione minorile che la legava a Silvio Berlusconi: la Giunta di centro destra volle proprio lei per premiare le donne sedrianesi.
A riaprirla domenica 11, con più modestia e verrebbe a dire sanità di mente, sono stati Gigi Richetto e Domenico Finiguerra, entrambi candidati alle europee del 25 maggio per L’Altra Europa con Tsipras. Sessanta le persone presenti, l’eccellenza del territorio dell’alto milanese dilaniato da cementificazione e malapolitica. Perchè se in queste zone è ancora difficile far uscire di casa le persone, chiuse nell’inerzia o nel torpore domenicale del folklore padano, la ‘meglio cittadinanza’ del magentino non è mancata all’appuntamento organizzato da Sinistra di Sedriano. Salute, ambiente, rispetto, lotta, comunità: cinque parole, cinque termini legano l’attivismo culturale e politico di Gigi Richetto e Domenico Finiguerra. Richetto, ferroviere professore di filosofia e attivista no tav; Finiguerra sindaco per due mandati a Cassinetta di Lugagnano e promotore del movimento contro il consumo di suolo. Ad ascoltarli sono arrivati i sostenitori della Lista Tsipras di Vittuone, Magenta, Cornaredo, Bareggio e Rho – Pero, area direttamente interessata dai padiglioni di Expo 2015; i promotori della lista di sinistra “Solidarietà e Progresso” che concorrerà alle comunali di Arluno e il candidato vicesindaco della stessa Igor Bonazzoli; l’ex senatore di Sinistra Critica Gigi Malabarba oggi attivo in RiMaflow la fabbrica occupata e recuperata di Trezzano sul Naviglio; il Comitato Pace del Magentino; la sezione Anpi “Carlo Chiappa” di Vittuone/Sedriano; Juri Orsi di Pro Lombardia.

Come potrà incidere la sinistra europea sul cambiamento in Europa? Su quali basi dovrebbe stare unito un continente con decine di culture, lingue, religioni e sistemi culturali ed economici differenti fra loro? I risultati delle elezioni europee avranno ripercussioni anche a Roma oltre che a Bruxelles? I cittadini si rendono conto della posta in palio o sono attratti di più dalle beghe tutte interne fra Renzi e Grillo? I due candidati hanno intervallato i loro interventi, il pubblico ascoltava attento. Le signore delle prime file, sedrianesi sensibili alle problematiche del paese, ascoltavano le parole di Richetto con la commozione negli occhi: Gigi parlava loro di denuncia contro la grande opera Tav, lotta contro i soprusi, di bellezza del nostro mondo animale e vegentale, di fratellanza fra lavoratori e operai. E loro, con la bandiera della pace spiegata sulle ginocchia, ascoltavano come se stessero aspettando da mesi (anni) qualcuno che parlasse ai cittadini come cittadino, e non ai cittadini come capo dei cittadini: “La nostra fabbrica è l’ambiente, e come chi lotta per non far uscire i macchinari dalle aziende delocalizzate noi in Val Susa lottiamo contro lo smembramento del suolo, un terreno ricco in profondità di uranio e amianto. Costruire la TAV significa anche mettere in pericolo la salute di tutti noi”. E di soprusi subiti, i sedrianesi e magentini, ne sanno parecchio.


Presenti, fra il pubblico, i cassaintegrati ed ex operai del Movimento Popolare Dignità e Lavoro: nel dicembre 2009 occuparono la Novaceta di Magenta, storica fabbrica di filo acetato oggi dismessa. La produzione andava bene, l’azienda dava lavoro a più di 200 persone. Poi all’improvviso la chiusura senza alcun tipo di giustificazione da parte dei vertici. Il giorno dell’occupazione faceva un freddo sensazionale, e la nebbia era così spessa che a fatica ci si distingueva anche a soli pochi metri di distanza l’uno dall’altro. Eppure quando gli operai salirono sul tetto sventolando le bandiere un grido di speranza riscaldò i cuori di tutti come fosse agosto: annunciarono che da quel giorno avrebbero presidiato la fabbrica e la denuncia sarebbe andata avanti con ogni mezzo. La lotta è continuata per quattro anni: neve d’inverno, caldo torrido d’estate, Natale, Capodanno, Pasqua, ogni giorno gli operai erano fuori dalla fabbrica a chiedere risposte, convinti che alla base della chiusura ci fosse una speculazione edilizia, pronti ad offrire un caffè nel cucinino del presidio a chiunque volesse avvicinarsi a conoscerli, scambiare qualche parola, giocare a carte. Infine la procura di Milano apre un’indagine: 21 le persone indagate per il dissesto della Novaceta, fra cui il vicepresidente di Regione Piemonte Gilberto Fratin che sedeva nel consiglio di amministrazione dell’azienda e l’imprenditore Maurizio Cimatti, gestore e amministratore dell’azienda. Gli operai avevano ragione e oggi, a spese loro, si sono costituiti parte civile nel processo. La notte prima dell’incontro, sabato 10, ignoti hanno commesso l’ennesimo atto vigliacco contro il presidio: gli hanno tagliato il tendone del gazebo, rendendolo inutilizzabile. E non è la prima volta. Il presidio con le bandiere e i cartelli di denuncia esiste ancora, lo si può vedere al di là dei binari della stazione: oggi la loro lotta è contro l’amianto e le cisterne di materiale chimico presenti all’interno dell’azienda che necessita di essere bonificata. Da qui passa la linea ferroviaria Milano – Torino e i capotreno si divertono a salutare gli operai facendo fischiare il convoglio in segno di fratellanza.

Un senso di fratellanza che è la peculiarità prima di questa lista: “Vogliamo un’Europa del lavoro, con un piano per l’occupazione. Un’Europa in cui i salari e i diritti siano sempre più convergenti. Un’Europa con un reddito minimo per i giovani precari. Vogliamo un’Europa dei diritti garantiti a tutte e tutti”. Questa è l’Europa che Gigi Richetto, Domenico Finiguerra e tutti i candidati della lista Tsipras desiderano. Il termine “desiderio” ha un’etimologia latina meravigliosa: de-siderio, ovvero la particella negativa “de-” e “sidus, sideris” cioè stella. Letteralmente: essere lontani dalle stelle e sentirne la mancanza, dove “stelle” sono tutto ciò che nella sincerità del nostro cuore speriamo di ottenere. Chi attraverso il boicottare una grande opera dannosa imposta dall’alto, chi attraverso la lotta contro la criminalità organizzata di stampo mafioso o contro la cementificazione del suolo. Chi con un presidio permanente fuori dalla fabbrica per riottenere la dignità rubata dagli speculatori. In europa la lista Tsipras cercherà di colmare questa mancanza e i candidati nella loro onestà, ne siamo certi, lavoreranno per il raggiungimento del benessere dei cittadini, desiderio primo di chiunque ama il proprio territorio e in cui, nonostante le difficoltà, coltiva la bellezza. Quella stessa bellezza descritta da Peppino Impastato con cui Rossella Luongo di Sinistra di Sedriano, moglie di Tiberio Paolone ex assessore all’urbanistica ucciso dall’amianto esattamente un anno fa e che ci manca tanto, ha voluto introdurre l’incontro:

“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione,la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.

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