venerdì 6 giugno 2025

Via Pessina: un'altra Area Feste

Su via Pessina ci siamo già espressi con il post del 11/12/2020, ovvero ieri l'altro. 
Ora, giocoforza, ce ne occupiamo perché i lavori di rifacimento della pavimentazione stradale, ora in finta pietra di Luserna, costata una fortuna, in capo alla Regione, hanno preso l'avvio il 26 maggio, per terminare, così si vocifera, nell'arco di un mese. 
Vedremo. Tuttavia vorremmo fosse chiaro a tutti, come d'altra parte era noto ai sedrianesi, in quali condizioni versava il "basolato" e da quanto tempo, quale sia il costo di questo intervento e a carico di chi. 
Una modesta somma, quasi un'inezia, appena 153.000 e. a carico di tutti noi. 
Ovviamente! Cioè una strada rifatta nel 2020, "regolarmente" collaudata si sbriciola dopo pochissimo tempo, si rattoppa più volte, si interviene sulla viabilità per ovviare, alla meno peggio, alle molte problematiche relative alla transitabilità e alla fine, com'era evidente da subito, si torna al tradizionale ed affidabile asfalto. 
Insomma un bel gioco dell'Oca dove si rientra alla casella iniziale con diverse centinaia di migliaia di euro prelevate dalle tasche dei sedrianesi.

C'è da chiedersi se è normale che non ci siano state formali contestazioni al primo manifestarsi dei dissesti e del perchè questa situazione si sia protratta fino ad oggi con non pochi disagi e costi manutentivi aggiuntivi. 
Ora a distanza di anni pare si sia chiesto un parere legale per accertare quali e di chi siano le responsabilità. 

lunedì 2 giugno 2025

REFERENDUM dell’8 e 9 giugno su lavoro e diritti

La premessa è bene che sia chiara: ai referendum dell’8 e 9 giugno su lavoro e diritti si va a votare per cinque SI.

Più volte abbiamo espresso in passato le nostre perplessità in merito allo strumento referendario in quanto rischioso per i lavoratori, perché chiama a votare tutti i cittadini, anche quelli non interessati da queste modifiche e perché la scarsa partecipazione degli elettori negli ultimi anni ha portato più referendum a non raggiungere neanche il quorum di validità.

Si arriva dunque alle urne referendarie non con una stagione di lotte sindacali alle spalle ma come sostitutivo delle stesse.

La posta in gioco sulle conseguenze del Jobs Act in materia di licenziamenti e contratti a termine da tempo meritava una offensiva conflittuale assai più ampia e frontale.

I referendum comunque, mettono in discussione le condizioni di precarietà e schiavitù in cui è stato trascinato il mondo del lavoro da anni di leggi e misure che l’hanno devastato, restituendo una realtà fatta di bassi salari, stragi sul lavoro, precarizzazione e massimizzazione dello sfruttamento. Per anni governi e padroni ne hanno negato gli effetti e legittimato le conseguenze, contribuendo così alla regressione sociale e civile del paese.

È decisamente indecente il sabotaggio che sta subendo il referendum per l’abolizione del Jobs Act, legge che ha definitivamente precarizzato la vita di milioni di lavoratori, rendendoli totalmente ricattabili da parte dei datori di lavoro (abolendo la tutela garantita dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori), approvato, ricordiamolo dal governo Renzi.
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